Carcerati e recupero – La giustizia riparativa

[Art. di Valeria Mainardi pubblicato su “Ordine e Libertà” di Abbiategrasso] – Un tema scottante e di attualità, trattato in modo chiaro da una personalità importante.

Ospite del presidente Bruno Bocconi del RC Morimondo Abbazia, nella serata del 17 gennaio, è stata l’avvocato Mariantonietta Tucci, dirigente della casa circondariale di Voghera dal 2015, già dirigente presso le carceri di Vigevano (dal 1997) e Opera (2014).

La presentazione della Tucci, è stata affittata al brillante avvocato Stefania Chiessi, socia del club, che ha introdotto il tema della serata: La Giustizia riparativa.

La Giustizia non deve essere solo punitiva” ha esordito la Chiessi “la sua funzione deve essere rieducativa e di riabilitazione, per garantire la sicurezza ed evitare la reiterazione del reato. Per giustizia riparativa, si intende un percorso in cui la vittima e il reo, con l’aiuto di un facilitatore che fa da mediazione, si incontrano per una conciliazione. La prima fase, importantissima in questo percorso, è l’osservazione della personalità del detenuto, le modalità con cui sta affrontando la vita carceraria. Poi, è necessario tenere conto del suo pregresso, per comprendere se è possibile recuperarlo oppure no.

Accanto alla Chiessi, a supportare il tema della giustizia, soci rotariani, avvocati di tutto rispetto: Nicoletta Barbaglia, Francesco Medda, Maurizio Arceri e la giovanissima studentessa universitaria Rotaractiana, Vittoria Salmoiraghi.

L’avvocato Tucci, molto risoluta, ha spiegato come, nel suo carcere, è impossibile che i detenuti che, al momento, stanno seguendo il percorso riparativo, possano incontrare le proprie vittime, trattandosi di carcerati appartenenti al circuito AS1, in maggioranza ex 41bis.

“La giustizia riparativa è una conseguenza del diritto penale. Il primo passo è la revisione critica del reato. Alcuni detenuti non hanno compreso ancora la gravità di ciò che hanno commesso, essendo cresciuti in un ambiente e in condizioni particolari e la presa di coscienza, crea sofferenza. Alcuni detenuti, dopo aver affrontato il proprio reato e compresone la gravità, si sono tolti la vita. Per affrontare il percorso di giustizia riparativa, sono stati creati tre gruppi di lavoro, nei quali è sempre presente un facilitatore, che è un criminologo, uno psicologo o un avvocato.

Le criticità, espresse dall’Avv. Tucci sono diverse: la mancata accettazione da parte di alcuni detenuti nei confronti di chi vuole fare il percorso di giustizia riparativa; le perplessità ed i dubbi degli operatori penitenziari; la diffidenza della società nell’accettare un ex detenuto, o un detenuto in permesso.

Alcuni detenuti” ha continuato nella sua appassionata spiegazione la Tucci “sono coscienti del fatto che la società non è assolutamente ancora pronta ad accettarli, è un dato di fatto. Siamo prevenuti ed è normale, ma ciò che spesso ci sentiamo dire in carcere è che, i colpevoli, vorrebbero che venga loro data la possibilità di cambiare e di dimostrare di averlo fatto.”

Non è semplice giudicare od esprimere un parere in merito alla giustizia riparativa, le sfaccettature si dimostrano diverse caso per caso e aprono porte a problematiche e discussioni altamente differenti.

L’ultima riflessione, con cui la Tucci ha lasciato gli astanti, non può che farci meditare: “Abbiamo, in generale necessità nella nostra società di avere una maggiore cultura della legalità, per far crescere la nostra società.”

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